venerdì 3 ottobre 2008

dissero

Non solo a Kabul, Bagdad e Beslan. Anche Rimini,con la famiglia di Simona Pari, appena rapita. O a Milano con la professoressa che discuteva  di archeologia con Bin Laden. Angelo Figorilli, inviato del Tg2, si definisce “giornalista televisivo medio”. Ma come molti inviati (di guerra o no)  non ha pace. O almeno non ha pace  la sua curiosità per il mondo.

Marco Cicala

“Il Venerdì”, 8 luglio 2005

 

 

“…consiglio caldamente la lettura  di un piccolo libro pubblicato  da un piccolo editore, Edizioni Interculturali. Un giornalista del Tg2 racconta  tutto quello che ha visto in anni di lavoro  da inviato Rai e che non ha mai mandato  in onda, essendo il suo compito  quello di trasmettere servizi da un  minuto a volte due, e pazienza se  quel che succede nel mondo non entra  in scaletta. Angelo Figorilli, che non  è un divo da talk show dunque il suo  nome non vi dirà nulla, è uno bravo. Ha scritto Il cane Patàn e altre storie, racconta della sopravvissuta di Beslan che vive ancora nella scuola e della professoressa italiana che ha preso un tè con Bin Laden. Peccato non essere in America,  ci farebbero un film. Qui da noi con un po’ di fatica si trova in libreria”.

Concita De Gregorio

“D” de “La Repubblica”, 30 luglio 2005

 

 

Tra diario e reportage, i bei resoconti  di Angelo Figorilli su Iraq, Afghanistan e realtà italiane. Lui è un giornalista tv e ci racconta quello che rimane fuori dal video. Con qualche vicenda incredibile, come uno strano incontro con Bin Laden.

VISTO, 21 ottobre 2005

 

 

Cosa rimane del lavoro di un giornalista televisivo “medio”, in giro per il mondo per due anni? Se lo è domandato Angelo Figorilli, oggi inviato del Tg2, mettendo insieme le tante storie dietro lo schermo, i personaggi tagliati via, i pezzetti di mondo escluso dai compressi format del telegiornale. E’ nato così uno stranito rosario di avvenimenti  e località, come quelle esotiche toppe colorate  che si applicano alle valigie, di sequenze ambientate a Città del Capo e Kabul oppure a Bari. Però ogni servizio costa fatica, spreca risorse, alimenta disagio perché la regola chiede di sapere  tante notizie nel più breve tempo possibile e raccontarle in una maniera leggera e accattivante. Ma si può fare sulla guerra in Iraq? Sul terrorismo insensato, sulla realtà complicata da condensare  nei 150 secondi del servizio. E viene fuori così questo tentativo di trovare  cause ed effetti delle varie vicende, questo interrogarsi  sorprendente e quotidiano di un mestiere  entusiasmante e convulsivo.

Flaviano De Luca

ALIAS, supplemento settimanale de “Il Manifesto”, 22 ottobre 2005

 


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